Panico  
 
Ultimo aggiornamento agosto 2009

 


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Aspettando il sol dell'avvenire...il sole lo prendiamo sui tetti

Il 13 luglio in quel di firenze verso le 11 di mattina villa panico e la riottosa zquat ricevono contemporaneamente la sgradita visita da parte di un manipolo di digossini, carabinieri, poliziotti e vigili del fuoco guidati dal questore Tagliente e dal suo viscido vice Bernabei.
L'azione sbirresca avviene sotto il pretesto di una perquisizione fantoccio la cui causa scatenante sarebbe stata l'apertura di uno striscione (la legalità è l'arma dei padroni) avvenuta il 29 febbraio scorso in piazza della
Repubblica per denunciare il crescente clima di repressione a Firenze nello specifico come altrove.
Un clima dove la violenza di stato prende forma nei vari pacchetti sicurezza, nell'arroganza mostrata nel far tacere il dissenso, nelle scuole come nei CPT, nelle piazze come nelle galere.
Per resistere a quello che già si preannunciava come uno sgombero alcuni occupanti delle due realtà sono saliti sui tetti e li sono rimasti fino a quasi le 11 di sera.
Da  subito in entrambi i posti si sono creati presidi di solidarietà; alcuni tra i primi solidali accorsi al panico, in seguito alla provocatoria richiesta dei documenti, sono stati malmenati e portati in questura, per essere poi rilasciati dopo qualche ora.
La volontà di resistere dai tetti, nonostante la mancanza anche dell'acqua sulla riottosa, e la presenza dei compagni accorsi ha fatto si che la pressione sbirresca sfumasse in una ritirata verso le 11 di sera, dopo inutili tentativi
di convincere gli occupanti a scendere, tra false promesse e vili minacce.
Spariti sbirraglia e affini, i compagni hanno proceduto alla smuratura delle porte e finestre chiuse durante la giornata dagli operai: la gioia è stata tanta.
Solo che dove passano le merde la puzza si sente... al panico sono stati sequetrati 5 computer, un paio di libri di recente
pubblicazione, un barattolo di vernice rossa e poc'altro. hanno tagliato la luce e l'acqua in più punti così da rendere difficile un rapido collegamento.
Alla riottosa è andata un pò peggio,quì ancor più palesemente la perquisizione si è rivelata essere solo un pretesto dal momento che gli sbirri, a parte aver portato via qualche volantino, hanno semplicemente devastato tutto: il bagno, costruito interamente dai riottosi non esiste più e il massimo divertimento per i porci in divisa è stato spezzare gli spazzolini da denti, aprire tutte le conserve sputandoci dentro e lasciare pisciate ovunque.
Sono state rotte le pompe delle cisterne dell'acqua e la corrente è stata tagliata per ordine del questore all'enel, nonostante il regolare contratto. questo fa emergere chiaramente il modus facendi della forza repressiva che là
dove non può schiacciare cerca di distruggere per sfinimento.
Preso atto, andiamo avanti perchè niente può fermare la passione per la libertà. per questo riaffermiamo l'importanza dell'autodifesa e dell'autorganizzazione delle lotte.
Non riusciranno facilmente a spegnere il fuoco interiore che ci spinge a non chiedere permessi ma a riprendereci quello che ci viene sottratto quotidianamente da questa società aberrante e mortifera.

Per la rivolta!
Viva l'anarchia e lunga vita ai ribelli.
Terrorista è lo stato.

alcuni anarchici di villa panico.

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UN ESPERIMENTO DI AUTOGESTIONE,
UN PICCOLO PRESIDIO DI
RESISTENZA

Villa Panico è stata occupata per la prima volta nel marzo 2007 dopo lo sgombero del Panico di Piazza Ghiberti, occupato a sua volta dopo lo sgombero del circolo anarchico di Vicolo del Panico, storica sede del Movimento Anarchico Fiorentino dal 1979. Nel novembre 2007 Villa Panico è stata perquisita nell'ambito di un'indagine per associazione sovversiva che coinvolge diversi occupanti e che si inserisce nel quadro repressivo più ampio che ha colpito il movimento anarchico in Toscana a partire dal 2004. Durante questa operazione Villa Panico è stata anche sgomberata per poi essere rioccupata a fine dicembre.
Il nostro percorso dunque continua, un percorso iniziato da diversi anni fondato su un'idealità che va oltre le mura delle occupazioni in cui essa vive. E' per questo che qui proponiamo questo testo ripreso (e leggermente rimaneggiato) da uno scritto di qualche anno fa, composto prima dello sgombero di Vicolo del Panico ma per noi ancora attuale e rappresentativo del nostro modo di essere ed agire.

Sede politica, casa occupata, posto di ritrovo, il Panico è tutto questo senza essere niente di tutto ciò. Da sempre "porto di mare", caratterizzato dal continuo afflusso e riflusso di persone, un posto aperto a tutte le individualità disposte ad abbandonare una vita da servi e la dittatura del numero per affrontare la vita in modo diretto e semplice.
Abbiamo sempre cercato di abolire l'odiosa separazione tra occupanti e "ospiti", tra "militanti" e frequentatori, con l'unica discriminante del rispetto del posto e del reale interesse a farlo vivere. Per noi la sovversione ha bisogno di tutto: di parole e di pietre, di musica e di solidarietà, di pensiero e azione, di poesia e di bestemmie.
Convinti che l'unica rivoluzione possibile è ora, nel quotidiano di ognuno e ognuna, abbiamo sempre rifiutato la scissione tra un "prima" e un "dopo" la rivoluzione, così come tra distruzione dell'esistente e una vita "altra". Se, come diceva qualcuno, la distruzione è anche passione creativa, allo stesso modo la creatività pratica che manda affanculo il denaro e i permessi è liberatoria e sovversiva: per noi, una serata senza soldi e gestori ha lo stesso valore di un supermercato in fiamme, la nostra vita di scioperati perenni non vale meno di uno sciopero selvaggio.
Ci sentiamo solidali con tutti quelli che, senza aspettare il partito o le masse, già lottano contro questa società e vengono colpiti dal carcere e dalla privazione della (già scarsa) libertà. Ci siamo mossi sempre contro tutto ciò che sentiamo oppressivo e nocivo per le nostre esistenze. Da soli e in compagnia, senza nessun limite che non fosse quello delle nostre forze.
Convivere e agire tra mille diversità, perchè tutti possano trovare liberamente i propri affini, questa è stata ed è la nostra sfida.

Pur nei limiti di ciò che può trasmettere, questo breve scritto vuole essere soprattutto un invito a venire a trovarci, convinti che il rapporto diretto sia il modo migliore per conoscere e incontrare nuovi complici.

 

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BRUCIARE PERCHE' SI BRUCIA.

Pare che di questi tempi non vi sia via d'uscita tra il considerare la possibilita' di un governo "amico" (una parola che spopola tra le file del potere) o il voler creare spazi alternativi paralleli al mondo amministrato, sorte di isole felici sulle cui spiagge godere del "sole dell'avvenire". Bene non ce ne importa un benemerito dell'avvenire, tantomeno di abbrustolire all'ombra di palme sinistre di isole pacificate.
La soluzione?
Non esiste alcuna soluzione accettabile ai problemi se non quella che viene da se' stessi.
Villa Panico e' stata occupata da un gruppo di individualita' stanche di subire passivamente scelte altrui, sorde ai comandi dei registi, ostili ad ogni ruolo preposto o proposto, dalla comparsa al protagonista; l'unica volonta' e' quella di concludere lo show nella maniera piu' spettacolare possibile: la distruzione del teatro.
Villa Panico non vuole dare possibilita' di riscatto a ruoli sociali marginali, in quanto li legittimerebbe in una sorta di piramide rovesciata; ci si propone piuttosto la distruzione totale di ogni minima parte dell'esistente, macerie annesse.
Non enclave "liberata" ma luogo di sperimentazione per la demolizione di ogni autorità e ogni profitto.
Non si ripropone la logica centrosocialista ossia non si e' intenzionati ad offrire nessun tipo di servizio.
Non si vuole creare nessun tipo di clientela a cui propinare socialita' alternativa bensi' creare delle situazioni in cui non vi sia separazione tra occupante e frequentante, ma che tutti si sentano coinvolti e parte attiva nella vita del posto senza filtri.
Villa Panico si propone come ponte, non come meta. Spazio di attraversamento, non luogo di concentrazione. Come tale essa rifiuta ogni forma di quantitativismo. La durata nel tempo dell'occupazione si subordina alla qualità della sperimentazione liberatrice, e non viceversa. Tiene ben saldo il metodo: l'autogestione reale, la vita vissuta e non subita, la conflittualità col potere in ogni sua forma (dal presidente degli Stati uniti al vigilante argo).
Villa Panico intende essere la "domus" (la casa) che non rende domestici. Meglio sgomberati che addomesticati, poco ma sicuro! Villa Panico non e' il fine a cui arrivare, la meta agognata di un'occupazione felice e "sicura", il premio medaglia d'oro alla resistenza bensi' e' il mezzo per potersi esprimere senza guinzagli, senza doversi limitare ad ululare alla luna in un chiostro vuoto.
Tiriamola giu' la luna.
Brucio perche' brucio.
E' dunque ben accetto chiunque riconosca come propria la sua sola immagine allo specchio e nessun altra, chiunque non riesca a sopportare ne' la base ne' la cima della piramide, chiunque abbia voglia di devastare l'esistente inclusi i suoi margini.

Villa Panico e' aperta dunque a tutte le individualita' non conformiste tutti i giorni e a tutte le ore.
Bruciare perche' si brucia.

Non siamo i malati dell'esistenza ma la malattia dell' esistente.

 

ARTICOLI E CONTRIBUTI VARI

- Che cos'è l'articolo 270?

- Due parole sulla 4 giorni
di mobilitazione
(29-30-31 luglio)

 

LINK

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